Vi lascio nuovamente un pezzetto del suo mondo da leggere con l’attenzione che merita. Ogni cosa che pensa, che fa, ci mette amore.
La Raccontadina – Francesca Pacchetti
Premessa: [ Riscrivere i “miei” dpcm in questo (lungo) periodo, non nasce né per gioco, né per originalità, tanto meno per controdendenza. Non nasce certo ( come qualcuno ha scritto) dal fatto che cercando nelle ricerche google -dpcm- ci sia la speranza che escano anche i “miei” ( Ma come vi viene in mente? Le mie ambizioni non escono dai confini dei miei campi) , c’è solo la smisurata esigenza, mentre qualcosa si sta scucendo, di tenere fermo in cuore, in mente e su tutto il corpo l’ordito, le basi e la gioia di quello che è sempre stato e quello che sempre sarà, nonostante la trama cambi e possa cambiare ancora cento e cento volte. Nasce da non voler essere né bandiera né vento, ma l’asta piantata in terra, dal vedere un nuovo insetto invadere un campo e non averne esperienza, conoscenza, non sapere come si comporterà, spaventarsi, pensare che questa volta non resterà niente ma appellarsi al sapere che qualcosa resta, qualcosa resta sempre perché ne hai le prove. E più di una. Nasce dall’esigenza di sentire lo strappo e non lasciarsi trascinare nel buco che crea ogni rottura, dal sapere che è un bruco mai visto e non si sa in quale farfalla si trasformerà, ma sicuramente avrà le ali e poi volerà. Dalla certezza che ogni nascita è preceduta da lunghi periodi di gravidanza, attesa e incertazza, da nausee, doglie e dai dolori del parto. Uscire in vita, per un bambino, un animale, una società, richiede lo svisceramento e svincolamento dalla condizione precedente e porta sempre con sé qualche grido, del sangue, parti di pelle, lacrime e liquidi. Nasce perché non saprò e non sapremo cosa troveremo, poi, dopo e oltre, ma so quello che ci porterò perché non lo perderò durante il parto.]
Dpcm 13 Ottobre 2020:
Sedersi sotto un albero e raccontargli a voce alta la tua storia. Di vita o d’amore è uguale, tanto i giorni si muovono tutti dove appoggi o hai appoggiato il cuore e in genere è sempre sopra un altro cuore o una mano, un piede, un neo, una piccola cicatrice, sopra una bocca, una spalla, nella piega perfetta tra il naso e la guancia, nello spazio piccolo bacino tra le narici e le labbra, sopra alla smorfia della fronte che si increspa, dentro al colore di un paio d’occhi, che poi non è il colore e neanche lo sguardo è come sa guardare e interpretare il mondo, lo spazio che manca tra l’unghia e il polpastrello perché te le mangi, ogni tanto.
cucire un piccolo pezzo di stoffa
disegnare
tirarsi su il cappuccio della felpa, chiudere gli occhi e scomparire quindici minuti al giorno
tenere stretto il filo del palloncino e non lasciarlo per nessun motivo. Ripeto, per nessun motivo, anche quando potrebbe sembrare più che valido e più che giusto farlo
fingere per trenta minuti al giorno di non essere te e fare qualcosa, ché spesso lasciandosi da parte per un po’, si lasciano da parte anche le paure e timidezze che non permettono di dire, fare, baciare e lettere
consolorarsi con qualche pacca sulle spalle o accarezzandosi la pancia
fare la polenta – non precotta- stare in piedi a mescolare farina e acqua per quaranta minuti, a volte quarantacinque
cercare castagne, funghi e corbezzoli
guardarsi allo specchio, porsi almeno tre domande e rispondersi, poi riconoscersi
piegare un fazzoletto di stoffa in modo che ne esca un triangolo, poi stirarlo passandoci sopra più volte le mani, schiacciando leggermente
prima di dormire mettersi sul fianco che si preferisce, portare le gambe al petto e cullarsi
accendere una candela e guardare colare la cera
scrivere un nome sul vetro appannato della finestra o del finestrino della macchina
fare sogni più grandi, più forti, più tutto, lasciando perdere le buone manerie, tipo ” spero stiano tutti bene “, sì è vero, ma almeno nei sogni, sognamo in grande, meglio se in grandissimo
Questa: tirarsi su il cappuccio della felpa, chiudere gli occhi e scomparire quindici minuti al giorno. E forse sì, sono felice, sarei davvero ingrata se non lo fossi
Scelta anch’io sai? E poi quella di rimescolare la polenta😃
Molto bello indubbiamente
Lei è tutt’uno con la terra ci sono dei pezzi dove parla del cavolfiore da far venire le lacrime per quanto è come racconta di quelle frutto della terra.
Sempre molto tenera, molto bello 🙂
La vivo come una sorta di polmone che respira di serenità
E’ vero, la sensazione è quella, fa bene leggerla 🙂
In my blood flows sleep And the dark heavy rain The magnolia blooms so sweet Only torturing me To the stars my love To the sea To the wheels my love Till they roll all over me
Perché chi CERCA trova… se c’è!
Temple Of The Dog… tutto quello che amo, e che mi appassiona, e mi ha resa quella che oggi sono con la Musica… é racchiuso in un semplice brano… ♥️
You used to be alright What happened? Did the cat get your tongue Did your string come undone One by one One by one It comes to us all It’s as soft as your pillow…
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The direction of the eye So misleading The defection of the soul Nauseously quick … (♥️)
Blues…” passa il tempo con una donna che ama e dimentica i “brutti giorni” – Il Narratore della storia.
Siamo le cose che ci dimentichiamo Virgole che mettiamo quando non parliamo Sento il vento in gola quando prendo fiato Voglio solo urlare una canzone a caso…
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Questa: tirarsi su il cappuccio della felpa, chiudere gli occhi e scomparire quindici minuti al giorno. E forse sì, sono felice, sarei davvero ingrata se non lo fossi
Scelta anch’io sai? E poi quella di rimescolare la polenta😃
Molto bello indubbiamente
Lei è tutt’uno con la terra ci sono dei pezzi dove parla del cavolfiore da far venire le lacrime per quanto è come racconta di quelle frutto della terra.
Sempre molto tenera, molto bello 🙂
La vivo come una sorta di polmone che respira di serenità
E’ vero, la sensazione è quella, fa bene leggerla 🙂